Le climate stripes dell’Osservatorio di Montevergine

Anche l’Osservatorio di Montevergine ha le sue “climate stripes”.

Dal blu al rosso, tante barre colorate disposte una accanto all’altra e nient’altro. È questo l’aspetto con cui si presentano le strisce del clima o climate stripes. Si tratta di un’originale invenzione ad opera dello scienziato Ed Hawkins (Università di Reading, Inghilterra), che mostra in maniera chiara ed intuitiva l’evoluzione nel tempo della temperatura.

L’elaborazione grafica riportata di seguito, realizzata da Francesco Graziano (che ringraziamo l’ottimo lavoro svolto), mostra l’andamento temporale dell’anomalia di temperatura media annua registrata a Montevergine. La media di riferimento è stata calcolata sull’intero periodo disponibile (1884-2022).

È quasi superfluo evidenziare che le barre di colore rosso, rappresentative di scostamenti dall media di segno positivo, si concentrano negli ultimi 20 anni. Gli anni più caldi in assoluto della serie storica di Montevergine sono stati, per il momento, il 2000 ed il 2022.

Nota sulle precipitazioni registrate nel mese di Agosto

Per il terzo anno consecutivo, nel mese di agosto all’Osservatorio meteorologico di Montevergine sono stati registrati apporti di pioggia superiori alla norma.

In particolare, nel mese da poco trascorso sono caduti 77.6 mm a fronte di una media climatologica (periodo 1991-2020) pari a 49.4 mm. La pioggia si è distribuita nell’arco di 7 giorni e si è concentrata nella prima e nella terza decade.

Come si evince dal grafico riportato di seguito, nell’ultimo triennio c’è stata una decisa inversione di tendenza rispetto a quanto mediamente osservato nei 14 anni precedenti (2007-2020), in cui c’è stata una netta prevalenza di anomalie negative (fatta eccezione per il 2013, il 2015 ed il 2018).

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Osservatorio di Montevergine, al via la sperimentazione dei sensori a basso costo Ecowitt

La nostra Associazione è lieta di comunicare di aver avviato, lo scorso 24 agosto, la sperimentazione di sensori meteorologici a basso costo di tipo Ecowitt.

In particolare, abbiamo installato due strumenti. Una centralina meteorologica automatica (modello WN1981), dotata di sensori per il rilevamento della temperatura e dell’umidità, di un sensore piezoelettrico per la misura delle precipitazioni atmosferiche, di un sensore ad ultrasuoni biassiale per il rilevamento della velocità e della direzione del vento e di sensori per il rilevamento della radiazione solare, dei raggi UV e della pressione atmosferica.

Il secondo strumento è un rilevatore di scariche elettriche (modello WH57), il quale riporta, ogni 79 secondi, il numero di fulmini registrati nel raggio di 40 km dall’Osservatorio.

Nei prossimi mesi, sarà a nostro avviso molto stimolante ed interessante esplorare le potenzialità di questi strumenti, che si distinguono per gli ingombri molto limitati, per i consumi irrisori e per i costi accessibili. Il confronto con la strumentazione professionale operativa sulla terrazza dell’Osservatorio ci dirà se questi strumenti possono ambire o meno, in futuro, a divenire un valido punto di riferimento per l’ampliamento delle reti di osservazione meteorologica e per il monitoraggio di siti remoti.

I dati rilevati dalla strumentazione Ecowitt sono consultabili, con aggiornamenti ogni 10 minuti, tramite il link riportato di seguito:

http://www.mvobsv.org/osservatorio-ecowitt-aws/

La centralina automatica WN1981

On the role of local and large-scale atmospheric variability in snow cover duration: a case study of Montevergine Observatory (Southern Italy) – Il ruolo della variabilità atmosferica locale e di larga scala nella durata del manto nevoso: il caso di studio dell’Osservatorio di Montevergine (Sud Italia)

Siamo ben lieti di annunciare l’avvenuta pubblicazione, sulla rivista “Environmental Reseach and Communications”, di un articolo scientifico dal titolo “On the role of local and large-scale atmospheric variability in snow cover duration: a case study of Montevergine Observatory (Southern Italy)”.

Lo studio, curato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” (autori: Annella C., Budillon G., Capozzi V.) ha analizzato i dati di durata della neve al suolo (snow cover duration) rilevati a Montevergine dal 1931 al 2008 con l’intento di indagare, attraverso semplici ma efficaci modelli di regressione lineare multipla, quali fossero i principali fattori che “controllano” l’evoluzione nel tempo di tale parametro.

Da questo lavoro è emerso, innanzitutto, che la snow cover duration ha subito, nel tempo, una progressiva diminuzione, culminata a cavallo fra gli ’80 e gli ’90. Nell’ultimo decennio, invece, la persistenza della neve al suolo è tornata su livelli comparabili a quelli osservati nel periodo antecedente agli anni ’80, a dispetto di temperature medie invernali sempre più calde e sempre più condizionate dal global warming.

La variabili che più delle altre influenzano il comportamento del parametro esaminato sono, da un lato, la temperatura dell’aria e le precipitazioni atmosferiche, dall’altro due indici di circolazione di grande scala, l’Arctic Oscillation (AO) e l’Eastern Mediterranean Pattern (EMP). Questi ultimi si sono rivelati più efficaci dei parametri locali (temperatura e precipitazioni) nello “spiegare” l’inversione di tendenza osservata nell’ultimo decennio.

In conclusione, dunque, questo studio ha messo in evidenza che in un contesto, come quello recente, caratterizzato da un riscaldamento sempre più rilevante, un parametro molto delicato e complesso coma la durata della neve al suolo può prendere “direzioni”, in termini di evoluzione su scale temporali interannuali e decadali, molto diverse da quelle teoricamente “dettate” dalle anomalie di temperatura.

In altre parole, i modi interni della variabilità atmosferica, rappresentati in questo caso dagli indici AO ed EMP, mostrano una tendenza, a partire dalla fine degli anni ’90, non coerente con quella del global warming, che si è tradotta in scenari mediamente favorevoli alla persistenza della neve al suolo sui monti del Partenio.

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È possibile accedere all’articolo (seppur in versione non ancora definitiva al 100%) attraverso il seguente link: https://iopscience.iop.org/…/10.1088/2515-7620/acc3e3/meta

Buona lettura!

Neve Nevosità altezza neve al suolo spessore neve

Estate 2023: la decima più calda di sempre

Per il terzo anno di fila, la stagione estiva è stata caratterizzata, in quel di Montevergine, di un’anomalia di temperatura di segno positivo.

In particolare, dal confronto con le medie climatologiche di riferimento (1991-2020) è emerso che l’estate 2023 è stata di circa un grado (0.9°C, per la precisione) più calda del normale. Come è facile immaginare, sul segno dell’anomalia ha inciso molto il mese di luglio (il più caldo dalla fine dell’Ottocento ad oggi).

L’estate di quest’anno è stata, in media, di 1.1°C più fredda di quella dello scorso anno e si pone al decimo posto, in coabitazione con il 2009 e 2015, nella classifica delle estati più calde di sempre.

Al vertice di tale classifica, dunque, restano l’estate del 2003, quella del 2012 e quella dello scorso anno.

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