Siamo ben lieti di annunciare l’avvenuta pubblicazione, sulla rivista “Environmental Reseach and Communications”, di un articolo scientifico dal titolo “On the role of local and large-scale atmospheric variability in snow cover duration: a case study of Montevergine Observatory (Southern Italy)”.
Lo studio, curato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” (autori: Annella C., Budillon G., Capozzi V.) ha analizzato i dati di durata della neve al suolo (snow cover duration) rilevati a Montevergine dal 1931 al 2008 con l’intento di indagare, attraverso semplici ma efficaci modelli di regressione lineare multipla, quali fossero i principali fattori che “controllano” l’evoluzione nel tempo di tale parametro.
Da questo lavoro è emerso, innanzitutto, che la snow cover duration ha subito, nel tempo, una progressiva diminuzione, culminata a cavallo fra gli ’80 e gli ’90. Nell’ultimo decennio, invece, la persistenza della neve al suolo è tornata su livelli comparabili a quelli osservati nel periodo antecedente agli anni ’80, a dispetto di temperature medie invernali sempre più calde e sempre più condizionate dal global warming.
La variabili che più delle altre influenzano il comportamento del parametro esaminato sono, da un lato, la temperatura dell’aria e le precipitazioni atmosferiche, dall’altro due indici di circolazione di grande scala, l’Arctic Oscillation (AO) e l’Eastern Mediterranean Pattern (EMP). Questi ultimi si sono rivelati più efficaci dei parametri locali (temperatura e precipitazioni) nello “spiegare” l’inversione di tendenza osservata nell’ultimo decennio.
In conclusione, dunque, questo studio ha messo in evidenza che in un contesto, come quello recente, caratterizzato da un riscaldamento sempre più rilevante, un parametro molto delicato e complesso coma la durata della neve al suolo può prendere “direzioni”, in termini di evoluzione su scale temporali interannuali e decadali, molto diverse da quelle teoricamente “dettate” dalle anomalie di temperatura.
In altre parole, i modi interni della variabilità atmosferica, rappresentati in questo caso dagli indici AO ed EMP, mostrano una tendenza, a partire dalla fine degli anni ’90, non coerente con quella del global warming, che si è tradotta in scenari mediamente favorevoli alla persistenza della neve al suolo sui monti del Partenio.
È possibile accedere all’articolo (seppur in versione non ancora definitiva al 100%) attraverso il seguente link: https://iopscience.iop.org/…/10.1088/2515-7620/acc3e3/meta
Buona lettura!
Neve Nevosità altezza neve al suolo spessore neve